Articolo di Repubblica.it https://bit.ly/38tzFTG
Agli ignari consumatori venivano addebitati costi per servizi che non avevano chiesto e per cui non avevano dato il consenso. 12 milioni di euro sottoposti a sequestro preventivo. Avviso di garanzia a Luigi Saccà, figlio dell’ex direttore generale della Rai.
Sono migliaia i clienti delle tre più importanti compagnie telefoniche italiane, Windtre, Vodafone e Tim a cui sono stati accreditati importi non dovuti per attivazioni indebite dei cosiddetti Servizi a valore aggiunto (Vas) sul proprio dispositivo mobile.
È quel che risulta dall’indagine milanese che nei giorni scorsi ha visto i militari della Guardia di Finanza del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche e della Squadra reati informatici della Procura eseguire perquisizioni ed ispezioni informatiche, tra cui nella sede legale della stessa Windtre. Sono 11 gli indagati, tra loro Luigi Saccà, figlio dell’ex direttore generale della Rai Agostino Saccà. Come si legge negli atti, Saccà jr è finito sotto indagine in qualità di responsabile, all’epoca dei fatti, del “team servizi Vas” , i servizi a valore aggiunto, per Wind, poi Windtre.
I magistrati hanno segnalato anche Tim e Vodafone come compagnie che usufruivano di servizi e modalità simili a quelle scoperte nell’indagine, per vendere servizi non richiesti agli utenti. In sostanza, queste due compagnie telefoniche si appoggiavano agli stessi provider di Windtre ma non ci sono elementi di indagine a loro carico.
Il fenomeno illecito, come emerge dai riscontri acquisiti dal consulente informatico della Procura di Milano, non si è interrotto neppure durante la recente emergenza sanitaria nazionale.
Secondo l’indagine coordinata dal Procuratore della Repubblica Francesco Greco, dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Francesco Cajani, bastava visitare una pagina web, talvolta con l’inganno di fraudolenti banner pubblicitari e, senza far nulla (con una tecnica chiamata “Zero Click”), ci si ritrovava istantaneamente ad essere abbonati a un servizio che prevede il pagamento di una somma di denaro sul conto telefonico ogni settimana o mese in cambio dell’accesso a contenuti come notizie, oroscopi, suonerie, meteo, gossip, video o altro.
Lo stesso Greco ha raccontato di essere stato vittima dello stesso meccanismo: “Io non controllo mai la mia bolletta del telefono, ma un giorno mi sono accorto che pagavo 20 euro al bimestre per acquistare dei giochi, con addebito a società offshore”, ha raccontato durante la conferenza stampa di presentazione degli esiti delle indagini. “Dopo un’ora di tentativi al telefono con l’operatore di un call center – ha aggiunto – alla fine mi hanno detto di inserire una sorta di blocco. Ma perché non invertire le cose e fornire sim già bloccate? In questi contratti non si capisce nulla e sono fatti in modo tale che prima scappino i buoi e poi eventualmente l’utente può fermare” ulteriori prelievi.
“È il sintomo di una situazione che deve essere sottoposta al controllo – ha concluso il procuratore della Repubblica – altrimenti il cittadino diventa oggetto delle peggiori scorrerie”.
“Le somme che si riescono a raggiungere con le truffe informatiche sono assai più cospicue di quelle realizzabili attraverso le truffe tradizionali, anche quelle considerate milionarie perché vengono presi pochi soldi a tante persone”, ha sottolineato il procuratore Aggiunto di Milano, Eugenio Fusco: “Ci siamo rivolti al Garante per le Comunicazioni perché questa è una di quelle materie che non può esser risolta solo con la repressione. Qui occorre regolamentazione e la regolamentazione dovrà poi essere rispettata”.
Si tratta di un business illecito da milioni di euro con opportunità di guadagno anche mediante le attivazioni dei servizi sulle connessioni mobili usate tra macchine per lo scambio di dati (le cosiddette machine to machine, M2M) senza alcun consenso da parte di utenti.
Le ipotesi di reato sono frode informatica ai danni dei consumatori, l’intrusione abusiva a sistema telematico e la tentata estorsione contrattuale commessa da tre persone – due ex dirigenti e un ex quadro di Windtre – in concorso con sviluppatori informatici, aggregatori/hub tecnologici e content service provider (CSP). Attualmente, come detto, sono undici le persone indagate mentre 12 sono i milioni di euro già sottoposti a sequestro preventivo.
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